LECCE – Uno “Stato assente”. Ma anche “indennizzi mai ricevuti”, risposte carenti e insoddisfacenti da parte della politica. Unitamente a una mancanza di programmazione.
Sono queste le rimostranze espresse dalle partite Iva che stamane si sono ritrovate nuovamente a protestare, questa volta davanti a un luogo simbolico, l’Agenzia delle Entrate, esibendo cartelli, sedendosi per terra e ostacolando, di fatti, l’ingresso per circa un’oretta, al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica su un problema che riguarda tutti.
L’emergenza sanitaria, che pure esiste, si accompagna anche a una grave emergenza economica e sociale e la chiusura forzata di tante attività, ma non di tutte, sta rendendo complicata la quotidianità per molti esercenti e professionisti.
Rispetto al primo lockdown di marzo sono diversi i titolari a cui è permesso tenere aperto il proprio negozio per attività, riconducibili, secondo quanto stabilito dal Governo, a servizi essenziali.
Ma coloro che, invece, sono stati costretti a chiudere i battenti – in base alla colorazione rossa assegnata alla Puglia per l’alta circolazione del virus e il livello di tensione cui è sottoposto il sistema sanitario – lamentano l’assenza di programmazione, di una visione strategica del futuro, di ristori. E chiedono risposte sull’avanzamento e sull’organizzazione della campagna vaccinale.
“Siamo gli unici a pagare per questa situazione”, denuncia il coordinatore provinciale del movimento “Le Partite Iva Italia” Emilio Personé. E non è un problema che riguarda solo le partite iva: queste a loro volta hanno dei dipendenti, i quali, a loro volta, hanno famiglie, che dal canto loro spendono di meno o non spendono affatto. L’economia ristagna, in un circolo poco virtuoso che da un anno tiene tutti con il fiato sospeso. Con l’auspicio che la campagna vaccinale sia portata avanti con trasparenza, senza la confusione che l’ha caratterizzata finora.
