Primo accesso di un familiare nella terapia intensiva covid del Dea, Rollo: “Umanizzazione del percorso di cura”

Primo accesso di un familiare nella terapia intensiva covid del Dea, Rollo: “Umanizzazione del percorso di cura”

LECCE – Nella serata di ieri la figlia di un paziente ricoverato in Terapia intensiva Covid del Dea Vito Fazzi di Lecce è entrata nel reparto per salutare il padre a poche ore dalla morte.

In seguito alla legge regionale del 4 maggio “Per assicurare gli incontri in ambito ospedaliero tra i pazienti in condizioni critiche e i loro familiari” – che ha reso la Puglia una regione all’avanguardia sul tema – ASL Lecce ha, infatti, avviato un percorso per rispondere alle richieste di incontro tra familiari e pazienti Covid positivi in gravi condizioni.

Si tratta di una possibilità che consente di poter almeno dare il conforto della propria presenza negli ultimi, dolorosi, momenti della vita del proprio caro. Oppure di poter alleviare, anche se solo per brevi istanti, la solitudine che ha fatto compagnia, nell’ultimo terribile anno, ai malati covid ricoverati in ospedale. L’affetto, l’amore di un familiare sono elementi indispensabili nella vita di ogni malato, che sia affetto da covid o da qualsiasi altro male. E un malato ha il diritto di poter avere la vicinanza – con tutta la cautela che il caso richiede – di un proprio caro.

I reparti di Terapia intensiva sono aree ad alta densità di sofferenza, fisica e psicologica. Il senso di solitudine può essere un peso insostenibile, le ore scorrono lentamente, i pensieri negativi prendono il sopravvento. La visita di un familiare può infondere nuova linfa e ridare senso e significato alla giornata e, in genere, all’esistenza stessa del malato. Talvolta accade persino che la presenza di una persona cara possa aiutare il paziente a reagire meglio alle cure.

La legge è stata licenziata all’unanimità – sul tema la politica ha saputo essere, per una volta, unita e solidale – e costituisce una novità assoluta in Italia, anche se in altre regioni si registrano già da tempo iniziative analoghe adottate in autonomia dalle strutture sanitarie.

La visita di ieri, nello specifico, è avvenuta in totale sicurezza: la donna ha ricevute tutte le indicazioni sulla vestizione e svestizione, ha indossato gli stessi dispositivi di protezione individuale degli operatori sanitari e ha firmato una liberatoria.

“Abbiamo avuto modo di constatare l’utilità e la bontà di questa scelta, quella del saluto estremo tra padre e figlia. È stato un atto di estrema umanizzazione di un percorso di cura che alcune volte ha esito infausto ma che non può fare a meno dell’amore dei propri cari. Ieri è stato l’inizio, proseguiremo su questa strada”, ha dichiarato il Direttore generale Rodolfo Rollo.

La valutazione sulla condizione clinica del paziente e il beneficio della visita è di competenza del Direttore del reparto che autorizzerà le visite in base alle esigenze sanitarie e organizzative della struttura in orari e giorni concordati.

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