SANREMO – “A 20 anni non cantavo neanche più nella doccia, avevo deciso di non fare più niente, però sono stata molto fortunata, ho fatto un incontro fortunatissimo, ho conosciuto un pianista jazz, il nome è Mauro Tre e questa sera è con me sul palco”.
Elodie, salentina d’adozione, ripercorre sul palco dell’Ariston le sue umili origini. È emozionata, la voce si rompe, ma poi ritorna forte e sensuale come sempre quando, in uno splendido abito rosso, intona una canzone di Mina, “Mai così”, rimettendo in piedi l’originale band salentina dei primi tempi.
Mauro Tre, appunto, originario di Como ma di fatto ormai salentino, Stefano Rielli e Marco Girardo.
“Volevo dirti grazie perché mi hai dato la possibilità là dove non me la sono data io, al jazz non interessava da dove venissi”, ha detto, commossa. “Essere all’altezza non è più un mio problema, perché è un punto di vista”, la sua toccante testimonianza.
Un racconto di grande forza e di riscatto, il suo, a partire dalle origini nel quartiere romano in cui non c’era l’acqua calda, si faticava ad arrivare a fine mese e a pagare le bollette. Era difficile focalizzarsi sui propri sogni, in quel contesto di borgata, una “realtà onesta, crudele e straordinaria”. “In cui lavori più per sopravvivere”.
Ma Elodie ce l’ha fatta. Grazie a un incontro importante, certo. E grazie alla sua tenacia, pure. Una storia di riscatto, la sua. E di bellezza. Corpo scolpito, viso dalle linee raffinate, animo sensibile, una voce in grado di emozionare.
Sembra il Festival delle donne, questo. Dopo la straordinaria performance di Loredana Berte, ieri sera, a illuminare il palcoscenico, ci ha pensato lei, Elodie. Voce, testa, cuore, sensualità e abiti meravigliosi, sexy ed eccentrici, come si conviene a una vera diva.
Immagine di apertura: Sanremo 2021, 71esimo Festival della canzone italiana, seconda serata, Elodie con Fiorello
